Innovazione : La strada per generare nuova ricchezza.

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Innovazione : La strada per generare nuova ricchezza.

I rivoluzionari dell’industria spazzano via i vecchi modelli aziendali e ne creano di nuovi. Nel loro libro Big Bang Disruption: Strategy in the Age of Devastating Innovation Larry Downes e Paul Nunes descrivono un nuovo tipo di innovazione, così potente da mettere a repentaglio l’esistenza di aziende consolidate nel giro di pochi mesi. Purtroppo, la richiesta di maggior innovazione è spesso interpretata come una richiesta di nuovi prodotti o di sviluppo di nuove caratteristiche nei prodotti più datati; la maggior parte delle aziende sono rimaste coinvolte in una corsa tecnologica nella quale ciascun concorrente obbligava gli altri a spendere di più. Si sono spese grandi risorse per le tecnologie legate a Internet e, purtroppo, sono state investite risorse per adeguare alla specificità della Rete vecchi modelli aziendali, invece di servirsi di Internet per creare modelli aziendali radicalmente nuovi.

Il nucleo centrale dell’innovazione risiede, quindi, nella capacità di creare nuove strategie capaci di generare ricchezza.

Ma perché mettere l’accento su questo concetto? Ciò che vorrei far comprendere è che se, da un lato, il Senior ha avuto la capacità di definire un modello di business di successo, dall’altro è indispensabile che il Junior vada alla ricerca di nuovi concetti aziendali. Purtroppo, l’intuizione fondamentale non scaturisce infatti da un processo di pianificazione, ma da un mix di predisposizione al cambiamento, di desiderio, di curiosità, di ambizione e di bisogno. Se la vostra azienda è certificata per la qualità, vuol dire che ha già assimilato nella propria cultura questo passaggio.

Sono ormai passati più di 25 anni da quando lessi il discorso di Cesare Romiti sulla “qualità totale” in Fiat, pronunciato nel 1989 durante il famoso seminario di Marentino davanti ai manager e ai quadri dell’azienda, tutti schierati per ascoltare il nuovo proclama. “Dobbiamo istituzionalizzare la qualità”, disse, “deve diventare il compito di tutti”. Per molte aziende, compresa la Fiat, ci vollero dieci anni e anche più per capire e per far propria la qualità intesa in termini di capacità.

In modo analogo, credo che anche oggi la sfida consista nel costruire una capacità per l’innovazione del modello di business aziendale ovvero una capacità che produca idee interamente nuove e che sappia reinterpretare quelle vecchie.

Creare una capacità diffusa a livello aziendale per l’innovazione radicale non è una sfida minore rispetto a quella di creare un’organizzazione basata sulla qualità. Soprattutto, oggi non ci si può più permettere il lusso di aspettare dieci anni.

Attenzione, però: con questo non voglio dire che l’innovazione è generata dal vertice.

Quante volte, infatti, le rivoluzioni sono state fatte dai re? Nelson Mandela, Mohandas Gandhi o Martin Luther King avevano forse il potere politico? No, eppure hanno modificato radicalmente il corso della storia grazie alla propria passione. Personalmente, credo di più nel ruolo degli attivisti. Mai prima d’ora è stato così opportuno esserlo. Per esempio: pensate come la tecnologia sta creando una sorta di democrazia dell’informazione e come i confini che normalmente definivano i livelli gerarchici sono sempre più permeabili;

  • ora, come mai credo sia accaduto in passato, i dirigenti sanno che non possono obbligare le persone a impegnarsi, perché la generazione che sta entrando in azienda è la più avversa all’autorità di tutta la Storia;
  • credo che sia chiaro a molti che viviamo in un mondo così complesso e incerto che le aziende dall’impronta autoritaria e dai sistemi di controllo molto forti sono destinate a fallire;
  • ogni giorno che passa il valore del capitale intellettuale supera quello del capitale fisico e ormai sono i lavoratori che stanno diventando i veri capitalisti;
  • in molte realtà i lavoratori si stanno trasformando anche in azionisti.

Gli attivisti hanno saputo modificare la forma delle aziende, com’è successo nel caso della Sony e della Ibm. Alla fine degli anni Novanta un ingegnere di livello intermedio persuase la Sony a investire nelle console e, sempre in quel periodo, uno scienziato informatico patito della Rete riuscì a trasformare la Ibm dal più grande produttore di hardware nella più grande società di servizi nel mondo dell’e-business. Non dite, quindi, che è impossibile e domandatevi, piuttosto, se sareste in grado di guidare questa rivoluzione. Se sognare, creare, esplorare, inventare, essere pionieri e immaginare sono parole che non descrivono ciò che state facendo, allora è molto probabile che voi e la vostra organizzazione siate già stati sorpassati dalla Storia.

Questo momento ha bisogno di rivoluzionari e, se agirete come i semplici guardiani della vostra organizzazione, sarete presto entrambi perduti.

Nell’era industriale i passi erano misurati e lenti: “Pronti, pronti, pronti, mirate, mirate, mirate, fuoco!”, per usare una metafora militaresca. È vero, in passato abbiamo ricevuto molto: aerei eccellenti, farmaci fantastici e altre importanti tecnologie che hanno prodotto enormi ricchezze. Nel dopoguerra nacque un secondo regime di innovazione, che dapprima generò e poi alimentò la società dei consumi, i cui eroi furono realtà come la Coca Cola, la P&G, la Nestlè e l’Unilever. Anche se investivano rilevanti somme nella ricerca e nello sviluppo, l’obiettivo primario di queste aziende era quello di generare bisogni e fu il marketing a passare al centro dell’innovazione, creando storie che potessero colpire la nostra immaginazione e persuaderci a comprare. Dagli anni Cinquanta fino agli anni Novanta i migliori talenti non volevano più diventare scienziati, bensì product manager. Il risultato? Shampoo e dentifrici collocati al vertice della gerarchia dei bisogni teorizzata da Abraham Maslow.

Come sostiene Hamel, il nuovo ordine industriale è il prodotto di un tipo di innovazione molto diversa, costruita sulla base di un salto nelle capacità di immaginazione dell’essere umano. I tempi di sviluppo si misurano ormai in settimane, non in anni, i clienti sono partner nello sviluppo e offrono feedback in tempo reale all’interno di un ciclo senza fine di sperimentazione, adattamento, sperimentazione, adattamento. “Fuoco, fuoco, fuoco, mirate e ancora fuoco, fuoco, fuoco!”: ormai non c’è più tempo per il “Pronti”.

L’obiettivo non è quello di depositare un brevetto o di creare una nuova campagna pubblicitaria, bensì quello di creare un concetto di azienda radicalmente nuovo. Gli innovatori non sono né scienziati né uomini di marketing, ma individui capaci di produrre qualcosa dal nulla. Nella Silicon Valley, come in molti altri distretti tecnologici avanzati, non ci sono addetti alle ricerche di mercato, come non ci sono Ceo che suddividono risorse tra progetti in concorrenza tra loro. Ci sono migliaia di nuove idee che concorrono su quello che è diventato un mercato aperto per l’innovazione del concetto di business.

Chi ha meriti attrae talenti e capitale. La ricerca e sviluppo e il marketing di prodotto costituiranno sempre le leve per la creazione di ricchezza ma non saranno più gli unici strumenti e, forse, nemmeno i più redditizi. Sia i manager dai capelli grigi sia i giovani arrivati da poco sulla breccia dovranno abbracciare la nuova agenda dell’innovazione

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Consiglio di Famiglia : per garantire il successo nel passaggio generazionale

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Consiglio di Famiglia : per garantire il successo nel passaggio generazionale

Spesso, lavorando con imprese ed in particolare con imprese di famiglia, mi accorgo della mancanza di strumenti utili per garantire un corretto funzionamento ed in particolare per porre le basi per un passaggio generazionale di successo.

Il primo degli strumenti per la gestione della governance famigliare propedeutici non solo ad una corretta gestione dei rapporti famiglia-impresa ma anche ad impostare un passaggio generazionale di successo è il Consiglio di famiglia.

Spesso infatti, covano all’interno dei diversi nuclei familiari, malumori per scelte o decisioni, non comprese o scarsamente condivise.

Il Consiglio di famiglia, composto dai familiari, consiglio si possa riunire due-tre volte l’anno per discutere i problemi legati alla sovrapposizione istituzionale.

Può partecipare un “facilitatore” esterno alla famiglia (un consulente aziendale specializzato in aziende famigliari, uno psicologo organizzativo, ecc.) ed è solitamente presieduto da un familiare “anziano”, stimato per il suo equilibrio.

Il Consiglio di famiglia si occupa di:

  • definire la concezione dei rapporti famiglia-impresa e le regole in cui tradurla, formalizzandole possibilmente in un documento (il “patto” o accordo di famiglia);
  • scegliere i membri che entreranno in impresa e quelli a cui l’impresa sarà inibita;
  • definire delle politiche di scelta, formazione e affiancamento dei successori in impresa;
  • informare tutti i familiari dell’andamento dell’impresa (sulle strategie adottate e sulle relative performance);
  • definire le politiche formative per i giovani membri della famiglia interessati ad assumere responsabilità in impresa;
  • gestire le tensioni e i conflitti familiari che possano sorgere nella quotidianità e in fase di scelta del successore;
  • tutelare e sviluppare il patrimonio familiare, anche in vista dei passaggi generazionali che dovranno avvenire.

Quindi, il Consiglio di famiglia è un tavolo per consentire ad ogni familiare di esprimere i propri valori e le proprie attese e di conoscere quelli degli altri, favorendo così il dialogo e la coesione. Inoltre favorisce lo sviluppo delle capacità funzionali all’esercizio responsabile della proprietà: ascolto, comunicazione, soluzione dei conflitti, leadership e trasmette ai giovani la distinzione fra le questioni di famiglia e le questioni d’impresa.

Spesso il Consiglio di famiglia produce un documento che disciplini i rapporti tra impresa e famiglia e il passaggio generazionale, quello che nella prassi è definito “patto di famiglia”, ma che nulla ha a che fare con l’istituto giuridico omonimo.

Il Patto di famiglia non è un semplice patto para-sociale, ma un accordo d’onore e di comportamento che fa appello al senso di appartenenza alla famiglia. Costringe i familiari a riflettere sul tema dei rapporti famiglia-impresa: prima di prendere un impegno, il singolo prende coscienza delle sue conseguenze. Garantisce la trasparenza delle ragioni che orientano i comportamenti. Senza un patto di famiglia potrebbero essere adottati comportamenti giustificabili alla luce di principi individuali e non collettivi, mentre, in questo modo, i comportamenti divergenti risultano evidenti a tutti. Infine, funge da strumento di “pressione morale” nei confronti di chi vuole adottare comportamenti devianti rispetto alle regole e favorisce il consolidamento di una memoria storica che possa aiutare le generazioni successive a comprendere le ragioni del successo/insuccesso delle precedenti.

Tra le questioni che può e deve disciplinare un Patto di famiglia vi sono:

  • il ruolo della famiglia in generale;
  • la concezione di fondo dei rapporti impresa-famiglia;
  • il grado di commistione fra patrimonio familiare e azienda;
  • la politica di remunerazione del capitale;
  • i principi e le regole per i passaggi delle quote di proprietà del capitale dell’impresa in caso di morte o cessioni;
  • i principi e le regole per l’ingresso in azienda, la remunerazione e il sentiero di carriera dei giovani;
  • i principi e le regole per la nomina del leader;
  • la scelta e la designazione tra i vari ceppi familiari;
  • i principi e le regole per il ruolo e la composizione degli organi collegiali di governo della famiglia e dell’impresa;
  • i principi di formazione delle maggioranze in relazione a vari tipi di deliberazioni;
  • i particolari accorgimenti nelle nomine (manager esterni, consiglieri indipendenti, ecc.);
  • i principi e le regole per l’uscita dei familiari dalle attività di gestione e di governo;
  • le procedure in caso di conflitti;
  • la frequenza delle riunioni familiari;
  • i principi e le regole per la circolazione delle informazioni tra i soci familiari;
  • le regole per la limitazione delle attività imprenditoriali autonome dei familiari;
  • i principi per la formazione dei membri delle giovani generazioni;
  • i rapporti tra gli esponenti della generazione e quella successiva;
  • il momento del passaggio generazionale;
  • gli atti da compiere in caso di passaggio improvviso;
  • la scelta di eventuali arbitratori;
  • i principi e le regole per aiutare i familiari in caso di bisogno
  • i tempi e le procedure per la revisione del patto.

La lista qui sopra è un misto di elementi effettivi, sperati, dovuti e suggeriti.

Nella realtà, spesso, le regole che vengono stabilite più frequentemente sono minute e complesse pattuizioni per tenere chiuso il capitale ad estranei e affini sopravvenuti e per tenere il capitale ristretto ad un nucleo più o meno esplicitamente designato. Al più, si regolamentano opzioni e prelazioni per chi vuole/deve uscire dal capitale soprattutto in fase di successione generazionale, solo raramente stabilendo metodi di valutazione e accantonamenti di liquidità. In particolare tra seconda e terza generazione, viene spesso suggerito fra cugini e affini di formare un piano condiviso anche a medio termine per accantonare liquidità volta ad acquistare azioni dai soci di famiglia, creando addirittura un piccolo mercato interno e fissando un prezzo anno per anno.

Alcune imprese familiari hanno introdotto strumenti in tal senso, utilizzando sia lo strumento del Consiglio di famiglia, di cui si è detto in precedenza, sia arrivando a produrre e condividere un Patto di famiglia, anche se troppo spesso ed erroneamente si pensa che questi strumenti siano solo per imprese familiari di grandi dimensioni e che quindi le piccole e medie imprese siano immuni da tali problemi e non meritino lo stesso grado di attenzione e di intervento.

Questa visione distorta non può che produrre un indebolimento del sistema imprenditoriale, già esposto ad una serie di sfide competitive importanti che, per la mancata conoscenza o applicazione di semplici strumenti di gestione strategica, rischia di subire il processo di successione generazionale anziché guidarlo.

Ecco perché confido che sempre più imprese familiari si affidino a professionisti esperti per la progettazione e la gestione di momenti formativi ad hoc e veri e propri momenti di coaching imprenditoriale in azienda.

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Casualità, genio o sregolatezza.

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Casualità, genio o sregolatezza.

Far nascere e crescere un’azienda è difficile.

Le statistiche sul tasso di sopravvivenza delle nuove aziende dicono che circa una su dieci sopravvive e solo una piccola parte di queste cresce e si sviluppa.

Non c’è quindi da stupirsi se i fondatori sono figure imprenditoriali eccezionali.

Le qualità rare permettono al fondatore di essere il primo a fare qualcosa di nuovo che piano piano diventa una impresa.

Tutti i racconti sulla nascita delle aziende sembrano contenere eventi fortuiti, guidati dal caso.

Ogni imprenditore lo sa, non è così.

Si tratta di applicare nel mondo in cui si vive le qualità rare che si possiedono con ostinazione, sino a quando si riesce o si fallisce.

Nel primo caso si crea un’impresa nel secondo si viene dimenticati.

Walmart è la più grande catena di negozi al mondo e ha basato la sua strategia su grandi aree commerciali molto ben fornite posizionate appena fuori le medie città americane.

Una grande strategia.

Sam Walton originariamente avrebbe voluto costruire il suo secondo negozio a Memphis, pensando che una città più grande potesse supportare un negozio altrettanto grande.

Ma finì invece per optare per la piccola cttadina di Betonville, Arkansas, per due ragioni.

La leggenda racconta che la moglie disse senza mezzi termini che non si sarebbe mai trasferita a Memphis.

Lui capì che avere il proprio secondo negozio vicino al primo avrebbe consentito di condividere trasporti e altre sinergie logistiche.

Questo in definitiva ha insegnato a Walton la strategia di aprire i punti vendita solo nelle piccole cittadine.

E’ stato il caso a creare la più grande catena di distribuzione al mondo?

No di certo. Più probabile sia stata l’applicazione delle qualità rare di Sam Walton al settore della distribuzione.

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L’impresa di famiglia: una forma di ricerca dell’immortalità

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L’impresa di famiglia: una forma di ricerca dell’immortalità

Riorganizzazioni, pianificazioni societarie e strategie finanziarie non possono assicurare la vita di un’impresa, se non si sa trasferire insieme al “corpo” e alla “mente” dell’azienda anche “l’anima” ovvero il sogno da cui è nata e che ne ha consentito lo sviluppo.

Spesso l’approccio adottato in tal senso nelle aziende familiari è miope: non si spinge oltre la parte più superficiale dell’azienda e non ci si domanda che cosa determini, a dispetto di macchinose operazioni societarie, il fallimento di così tante nuove generazioni delle grandi dinastie industriali.

A mancare è la trasmissione del sogno agli eredi. Soltanto il sogno può sconfiggere ogni limite in noi e trasformare la povertà in ricchezza, le difficoltà in intelligenza, la paura in passione. Ai giovani, che devono prepararsi alle responsabilità legate al fatto di ereditare il non lieve fardello di un’impresa di famiglia, occorrerebbero innanzitutto formazione ai valori, scuole che allenino all’integrità e che impartiscano saldi principi etici che consentano loro di reggere le pressioni del mondo finanziario.

La scomparsa di 20.000 aziende familiari in Italia ogni anno è anche il riflesso di un Paese che sembra incapace di generare il fattore produttivo più importante: il capitale umano. Un capitale umano “speciale”, dotato di quelle qualità e di quei princìpi morali che si sono sedimentati nel corso della nostra lunga evoluzione storico-culturale (senso della giustizia, onestà, lealtà eccetera); un capitale umano fatto di sognatori, di leader visionari e al contempo pragmatici, per i quali la dimensione dell’essere venga prima di quella del fare.

L’imprenditore genuino e integro vuole creare qualcosa che duri nel tempo.

In quest’ottica un’impresa può essere vista come una forma di ricerca dell’immortalità.

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Conflitti Familiari : La sfida del Sistema

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Conflitti Familiari : La sfida del Sistema

Le famiglie imprenditoriali non corrispondono sempre all’immagine ideale.

In molte sono all’ordine del giorno invidia, gelosia e risentimento e solo poche si sforzano in maniera professionale a trovare un adeguato equilibrio tra sfide familiari e imprenditoriali.

Spesso l’impresa diventa il luogo in cui si giocano conflitti familiari che risalgono già alla prima infanzia.

Dai litigi al parco giochi si passa a una lite persistente per il denaro, il potere e l’eredità a livello aziendale.

Tra queste rientra anche la storia della Famiglia Gucci, che dopo una ascesa repentina ha trovato una misera conclusione con omicidio e morte violenta.

Nel 1921 il sellaio Guccio Gucci di Firenze, creò un piccolo laboratorio; la sua maestria e il suo sicuro buon gusto resero l’impresa rapidamente di successo.

Ben presto Gucci aprì filiali in tutta Italia e vendette con grande successo borse, cinture e altri accessori di alta qualità.

La seconda generazione prosegui la storia di successo, internazionalizzò l’impresa e sviluppò Gucci come un brand di lusso leader in tutto il mondo.

Nella terza generazione si girò però pagina.

Gli eredi litigarono sulla direzione che doveva prendere il business, e in questo non furono troppo delicati.

Si raccontano di riunioni durante le quali volavano posacenere e altri vari oggetti, spesso non proprio leggeri.

Quando si venne a sapere che Maurizio si era assicurato la maggioranza delle azioni falsificando le firme, fu costretto a fuggire in Svizzera.

L’anno dopo, lo zio e i suoi figli vendettero le proprie quote a investitori arabi, che impiegarono ancora Maurizio come manager.

Ma la fine del clan Gucci era ormai inarrestabile e il peggio doveva ancora accadere.

Due anni dopo il passaggio ai soci arabi delle ultime quote dell’impresa, ormai in crisi, Maurizio Gucci fu ucciso il 27 maggio 1995 da un killer professionista su incarico dell’ex moglie.

I Gucci sono forse un caso particolarmente tragico e non certo isolato.

Invidia, gelosia e risentimento, assieme a contese per il patrimonio e il potere, costituiscono il Triangolo dell Bermude, in cui spariscono per sempre molte famiglie imprenditrici.

Che ci piaccia o no, i litigi nella famiglia dei titolari sono una delle maggiori cause di distruzione del valore della loro impresa.

Ogni famiglia ha lei stessa in mano la scelta: se vuole moltiplicare i vantaggi della proprietà familiare e giocare una positiva evoluzione armonica oppure confrontarsi con gli svantaggi derivanti dall’invidia, dalla gelosia e dall’animosità.

Di strumenti ve ne sono a sufficienza: bisogna solo saperli usare.

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Meglio un uovo oggi e una gallina domani !

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Meglio un uovo oggi e una gallina domani !

Siamo abituati a pensare al futuro come a un tempo lontano e spesso slegato dall’oggi. Ma ogni manager che siede ai vertici di un’azienda sa quanto invece sia importante una buona pianificazione, che parta dal presente per arrivare esattamente là dove indicano gli obiettivi aziendali, anche se di medio o lungo termine.

Quindi meglio rimboccarsi le maniche fin da subito e iniziare a lavorare oggi per la tua impresa di famiglia di domani: dove vuoi andare? Quanto e come vuoi crescere? Cosa vuoi diversificare e innovare?

Insomma non accontentarti solo di un uovo oggi e punta anche alla gallina intera domani!

Le medie imprese manifatturiere in Italia erano quasi uscite da anni molto difficili, durante i quali la crisi economica ha colpito duramente molte aziende.

Il peggio sembrava essere passato e una nuova frenata è piombata addosso.

Mi auguro che la tua salute sia più di ogni altra cosa preservata.

Se tu e la tua impresa di famiglia avete superato indenni l’ultimo decennio cosa ti può ancora spaventare.

Ora però gioca d’anticipo: per mantenervi attrattivi nei confronti di clienti e dipendenti bisogna continuare a guardare oltre, puntando a nuovi modelli di business, ampliando il portafoglio di prodotti e servizi offerti.

Dovete però considerare le tre sfide che il futuro riserva a te e alla tua impresa di famiglia.

Quali sono allora i punti su cui concentrare la propria strategia al termine di questo periodo?

Vorrei provare ad indicare 3 aspetti che sono dal mio punto di vista rilevanti

  1. Essere attrattivi – Sono molte le aziende che si avviano ad affrontare un ricambio generazionale nei ruoli chiave, sia esso all’interno della famiglia proprietaria che tra i dipendenti. E’ un passaggio delicato ma che va sfruttato per importare personalità di valore, mantenendo un certo appeal tra i giovani laureati e personale con competenze tecniche. Dalla mia esperienza, molte aziende hanno cambiato ritmo quando sono riuscite a inserire persone giuste al posto giusto condividendo valori e obiettivi di sviluppo. Fondamentale quindi è sapersi mettere in gioco, inserendo dinamismo a livello manageriale e soprattutto codificando un certo modus operandi. Diventa quindi necessario consolidare il know-how e renderlo indipendente dai singoli manager in carica.
  2. Essere più grandi – Aumentare la dimensione aziendale per alcune realtà sarà inevitabile. Si arriva a un punto in cui da soli non si riesce a progredire ulteriormente perché il la partita diventa sempre più complicata. Ti adegui o ti riduci.
  3. Essere Internazionali – Diventare realtà sempre più internazionali, aumentando il proprio appeal sui mercati esteri, aprendosi a nuovi bacini di clientela: il futuro varcherà sempre di più non solo i confini nazionali ma anche quelli europei. Meglio quindi prepararsi.

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CHE COS’È UN’IMPRESA FAMILIARE?

On the other hand, organizations have the need for integrating in IT departments new technologies often using cloud services and other ways of direct access to the web. This pressure for IT departments to give…

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L’evoluzione : il ruolo delle nuove generazioni

Esiste una sola differenza rispetto alla biologia: nelle aziende gli uomini possono capire cosa sta cambiando e agire per essere preparati.

E’ necessario imparare dal mondo esterno cosa sta cambiando, impararlo più velocemente dei propri concorrenti e decidere per tempo cosa tenere e cosa evolvere.

Il compito di ogni nuova generazione nelle aziende familiari, e non solo, è di farlo.

Le nuove generazioni sono avvantaggiate perché comprendono meglio i cambiamenti del mondo esterno e li possono assimilare più velocemente, ma lo sono anche perché conoscono i processi imprenditoriali e hanno imparato sin dalla giovane età come questi si applicano all’azienda: è per questo che hanno un vantaggio rispetto a manager, anch’essi bravi e competenti, che però devono comprendere il funzionamento dei processi imprenditoriali partendo da zero.

Inoltre le giovani generazioni possiedono, se ben educate, parte delle qualità rare che sono state la fonte di creazioni dei processi imprenditoriali.

Un esempio può aiutare a spiegare come le nuove generazioni possono evolvere l’azienda di famiglia.

Alcuni anni fa un giovane era di fronte ad una decisione difficile. Suo padre aveva inventato un prodotto che per vent’anni aveva avuto un grande successo.

Ora toccava a lui.

Come innovare qualcosa che aveva avuto successo? Il nostro giovane decise di cambiare la confezione e un pò il prodotto, poi pensò che era anche necessario essere più internazionali e decise di cambiare il nome da Supercrema a Nutella.

Era il 1964 quando Michele Ferrero prese questa decisione. Quanto fosse buona, in tutti i sensi, oggi lo sa tutto il mondo, ma allora non deve essere stato facile.

Il 20 Aprile, quando il primo vasetto uscì dalla fabbrica di Alba deve essere stato un giorno di impazienza e speranza.

L’innovazione nelle imprese familiari ha molto a che fare con la necessità e il coraggio di restare ancorati a quello che si sa fare bene. Per i giovani imprenditori si tratta di salire su spalle giganti.

Salire in alto è difficile, faticoso e può dare vertigini: ma resta necessario se si vuole continuare, migliorare e competere.

Michele Ferrero è stato uno dei più grandi imprenditori mondiali ma, anche per lui, quella decisione non deve essere stata facile.

Pietro, suo padre, aveva trasformato in opportunità la tassazione dei semi di cacao che aveva reso costoso il cioccolato. Era partito dalle nocciole e aveva creato prima la Pasta Giandujot, un panetto da tagliare a base di nocciole, e qualche anno dopo la Supercrema. Michele capì che ci voleva qualche miglioramento e tanto coraggio.

Innovare partendo da una strada tracciata è più difficile ma ha il vantaggio di poter partire da competenze e conoscenze eccellenti, in alre parole, da spalle robuste.

L’innovazione deve essere il laborioso inseguimento di una opportunità e non l’abitudinario affinamento di ciò che si sa fare.

Le giovani generazioni devono saper adattare il DNA delle imprese di famiglia ai mutamenti del contesto esterno, perseguendo con volontà e coraggio le opportunità che vedono, basandosi su quanto fatto da chi li ha preceduti e cercando le risorse di cui non dispongono.

Tre ingredienti sono necessari per avere successo: umiltà, conoscenza dell’essenza imprenditoriale, volontà di agire.

Davide Merigliano – Senior Partner – Modulo Group

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3 cose da fare prima di altre per le imprese di Famiglia

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3 cose da fare prima di altre per le imprese di Famiglia

Ogni anno, nuovi propositi e nuove indicazioni.

Anche quest’anno inizia e mi sembra doveroso, oltre che utile, condividere con chi come me è appassionato di imprese di famiglia, provare a lasciare alcune indicazioni per l’anno che verra’.

Gli ambiti a mio avviso indispensabili e su cui invito tutte le imprese di famiglia a lavorare, sono tre e possono essere sintetizzati in Governo, Visione e Dialogo.

Governo

Molte volte entrando in azienda formulo la domanda su come avvenga il governo dell’impresa di famiglia.

La risposta, piena di soddisfazione, mi viene data affermando che tutti i familiari partecipano al consiglio di amministrazione.

Purtroppo è spesso un errore mortale per diversi motivi.

  • Aprire il consiglio di amministrazione a personalità esterne è il primo passo verso una managerializzazione dell’impresa.
  • La visione di terzi esperti del settore e di gestione di impresa può portare stimoli e confronti per rafforzare il governo dell’impresa
  • Per governo non si deve intendere il solo CDA. Spesso infatti per una impresa di famiglia è più importante un consiglio di famigliache funzioni e che condivida le decisioni più importanti mantenendo armonia all’interno della famiglia.
  • Sono più importanti occasioni informali rispetto a situazioni formali e cosa essenziale è il comunicare la direzione e le decisioni.
  • È’ importante creare un contesto favorevole allo scambio di idee e, in proiezione, creare le condizioni per conoscere il pensiero e le motivazioni della nuova generazione, che potrà conoscere l’impresa di famiglia e soprattutto far conoscere le proprie nuove idee e la propria propensione alle mutate esigenze aziendali.

 

Visione

Spesso si ritiene che la visione sia una americanata o che la visione del fondatore debba ancora essere alla base delle decisioni quotidiane.

La visione è un processo continuo che ha due particolari esigenze per poter essere realmente efficace:

Nascere dal basso ed essere motivante.

 

Spesso è opera di società terze che vengono chiamate a realizzare dichiarazioni strategiche altisonanti ed efficaci dal punto di vista commerciale. Credo invece che possa nascere con il coinvolgimento del maggior numero possibile di collaboratori e, facilitando questo processo, il leader della azienda possa trarne il reale beneficio ossia, la partecipazione convinta alla Mission aziendale ovvero al fare quotidiano.

Avere chiaro per tutti ciò che vogliamo essere facilita il raggiungimento del realizzare la propria attività con chiarezza e determinazione.

Dialogo

Quante volte ho sentito dire da parte dell’imprenditore, i miei figli non mi capiscono. Non capiscono le mie decisioni.

Purtroppo, la lezione più grande che ho imparato in questi anni è che il risultato del dialogo dipende dalla qualità della nostra comunicazione ovvero della nostra capacità di ascoltare e dalla nostra capacità di comunicare con gli altri.

Spesso mancano solo le condizioni favorevoli. Un contesto sereno senza interruzioni.

Altre volte fantasmi del passato o rancori si ripresentano rendendo poco facili i confronti.

A volte servono dei facilitatori.

Quando però il dialogo è frequente e si sono comprese poche e semplici regole dello stare insieme, allora la qualità della relazione e soprattutto l’armonia, in famiglia e in impresa, ne beneficiano.

Sembrano 3 piccole cose che sono invece i pilastri per una impresa di famiglia di successo e soprattuto per mettere le basi di una continuità competitiva per essere una impresa efficace.

In questi ambiti come Modulo Group possiamo aiutare le imprese di Famiglia a valutare e definire la modalità più opportuna affinchè il sogno del fondatore possa garantire la continuità ed il successo della Vostra impresa di famiglia.

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